TEAC Z6000, the Master Reference Deck (seconda parte)
La Z6000 è probabilmente uno dei più imponenti deck a cassette mai costruiti. Dimensioni e peso sono veramente fuori dal comune: vista di fornte appare più o meno come un apparecchio qualsiasi, ma la profondità di 44 cm e il peso di qualsi 16Kg, poco meno di un registratore a bobine, potrebbero renderne problematica la sistemazione su un mobile.
L'apparecchio è completo di manuale di istruzioni originale e di telecomando a filo, piuttosto raro da reperire in quanto doveva essere acquistato a parte, che si collega ad un apposito spinotto accanto alla presa cuffia. Il manuale appare un po' ingiallito e macchiato, ma il telecomando è assolutamente perfetto, al punto da avere ancora la pellicola adesiva di protezione attaccata sopra (si nota l'angolo in basso a sinistra leggeremnte sollevato).
Vano cassetta e display fluorescente occupano tutta la parte centrale; a sinistra si trova un pannello fitto di pulsanti mentre a destra abbiamo la bellezza di 18 trimmer manovrabili con un piccolo cacciavite che regolano bias, livelli di registrazione ed equalizzazione per i tre tipi di nastro personalizzabili. I comandi principali sono alloggiati su una specie di "terrazzino" in modo simile ad alcuni modelli Aiwa della stessa epoca.
La piastra ha ovviamente tre testine, e le due principali sono realizzate con materiali diversi per ottimizzare le prestazioni in registrazione e riproduzione. Meccanica a doppio capstan closed-loop; il capstan principale è a trazione diretta con motore brushless servocontrollato ed è accoppiato tramite una cinghia piatta al volano del capstan sinistro. Niente motorino con idler e frizione per i i platorelli delle bobine: anch'essi sono azionati da motori a trazione diretta, gestiti da una sofisticata elettronica a microprocessore.
Il display principale è molto scenografico: i meter hanno la bellezza di 30 segmenti azzurri fino a 0dB e poi rossi; sopra alle due barre ci sono vari indicatori (riduttore di rumore, tipo di nastro inserito, durata della cassetta) di diverso colore per le varie fuinzioni, in alto il contatore che indica il tempo trascorso in minuti e secondi e un ultima coppia di cifre di colore giallo per la ricerca automatica dei brani.
La prima fila di pulsanti della parte
sinistra gestisce il contatore in tempo reale e programma il
sistema di ricerca automatica dei brani. Sotto si trovano i
pulsanti che informano il microcomputer della durata
effettiva della cassette inserita, in modo che possa
calcolare correttamente il tempo trascorso in base alla
velocità relativa delle due bobine. Segue il selettore tape/source monitor, arricchito dalla possibilità di monitorare anche il segnale di calibrazione interno e di utilizzare in lettura anche la testina di registrazione (funzione SYNC, attiva solo se la macchina non sta registrando). A dire la verità non ho ben capito a cosa possa servire, non essendoci la possibilità di abilitare la registrazione su singola traccia come nei registratori a bobina, ma tant'è: probabilmente è stata messa solo per far scena e dare alla Z6000 un aspetto più professionale. Tre tipi diversi di riduttore di rumore: oltre ai comuni Dolby B e Dolby C abbiamo anche il DBX di tipo 2, molto più efficace del Dolby, che permette anche la decodifica dei dischi registrati in DBX. In realtà questa è un'altra funzione quasi inutile, dato che di dischi codificati DBX ne esistevano pochissimi 40 anni fa e nessuno oggi, ma forse all'epoca aveva un senso. Chiudono la sfilata i selettori di ingresso linea/microfono, il timer e il filtro multiplex per la registrazione da un tuner FM stereo. |
La Z6000 non è dotata di sistema di
calibrazione auitomatica, presente solo sul modello top
Z7000 e che secondo alcuni non permette di ottenere "il
meglio" dall'apparecchio, tuttavia è estremamente versatile
per quanto riguarda l'adattamento a qualsiasi tipo di
nastro. |
Sotto i trimmer si vede lo slider per la
regolazione del livello di uscita. Questo influenza anche
l'indicazione dei vu-meter si comporta come il corrispondente
potenziometro dei registratori a bobina TEAC: se il selettore
monitor è impostato su SOURCE lo slider influenza il livello di
uscita ma non l'indicazione dei meter che mostrano sempre
l'effettivo livello del segnale in ingresso; se è su TAPE i meter
indicano l'effettivo livello del segnale in uscita e quindi sono
dipendenti dalla posizione del cursore.
Questo potrebbe trarre in inganno durante le registrazioni, perchè
col monitor in posizione TAPE si può avere una indicazione dei meter
diversa dall'effettivo livello di magnetizzazione del nastro a
seconda di come è posizionato il cursore. Il manuale utente non ne
fa cenno, ma se si mette il cursore sull'ottava tacca le indicazioni
dei meter sono identiche sia in posizione TAPE che SOURCE, e il
problema non si pone. Da notare che anche nei bobine TEAC, per avere
coerenza tra il livello di uscita e il livello di magnetizzazione,
la manopola va posizonata su 8 (CAL).
Connettori posteriori solo RCA, ma dorati.
Per provare la macchina, decido di registrare
un brano da un FLAC in alta risoluzione 24/192K e alcuni MP3 a 320K
utilizzando come sorgente un normale PC Windows 11 e come
convertitore D/A una scheda AudioPro M-Audio esterna connessa
tramite USB. Il cavo è il primo USB adatto trovato nel cassetto: i
bit sono bit, non segnali analogici, e un cavo che li trasporta non
può alterare trasparenza, risposta in frequenza, nero
infrasturmentale (ma neanche il bianco o il viola, se è per questo)
o qualsiasi altra paturnia audiofila.
Il nastro invece è importante, e per la prova ho deciso di usare una
cassetta di tipo I ma di alto livello, tra le migliori che abbia mai
utilizzato: una SONY HF-ES 90 praticamente nuova, che avevo
registrato una sola volta e realmente mai riascoltata. Come
riduttore di rumore ho scelto il classico Dolby-C, in modo da poter
riascoltare la cassetta anche su un altro deck e controllare la
compatibilità.
SONY HF-ES: un nastro di tipo 1 ma di altissima qualità e durata
nel tempo; dopo oltre 30 anni è ancora come nuovo.
Ho calibrato il registratore utilizzando l'oscillatore interno e i vu-meter, poi ho raffinato la taratura con un generatore esterno e il voltmetro analogico RMS ottenendo una precisione di allineamento entro 0.5dB tra 1KHz e 10KHz e a -10VU. Per verifica ho rilevato il punto a -3dB a circa 16KHz, sempre a -10VU.
La registrazione è stata fatta sul banco del laboratorio, dove si trova il PC utilizzato per la riproduzione, e monitorata in tempo reale con una cuffia Sony MDR-1A. La commutazione del monitor tra source e tape non mette in evidenza differenze apprezzabili all'ascolto registrando gli MP3, e forse solo una leggera riduzione della dinamica con il file FLAC 24/192.
Perfetti i vu-meter, che con i loro 30 segmenti permettono una regolazione molto precisa sia del bilanciamento tra o camaòo che del livello di registrazione generale. Mi sono regolato abbastanza "alto", lasciando che si accendesse ogni tanto anche il segmento oltre il limite indicato per i nastri di tipo 1 (+3dB), ma questo non sembra avere messo in difficoltà la piastra.
Per l'ascoto "in aria" ho collegato la piastra al receiver Akai + casse Focal a 2 vie dell'impianto di servizio. Risultato eccellente: soffio di fondo praticamente non ce n'è, gli MP3 registrati suonano meglio degli stessi MP3 ascoltati direttamente dalla scheda audio connessa allo stesso impianto (vedere qui per una possibile spiegazione), la registrazione dal FLAC hi-res (Con il nastro rosa, Lucio Battisti) è perfetta.
Già che ho la piastra collegata, faccio anche una prova di registrazione da CD (Spandau Ballet, Through the barricades) utilizzando il DBX. Il risultato è sorprendente: il soffio di fondo, già praticamente inudibile a volume normale con il dolby C, sparisce del tutto anche mettendo il volume dell'amplificatore quasi al massimo. Il DBX provoca un leggero "rigonfiamento" del suono, che diventa un filo più caldo e pieno sulla gamma medio-bassa con un effetto veramente piacevole. Peccato che i nastri così codificati siano incompatibili con i 9/10 (o forse i 99/100 ?) dei deck esistenti, a meno di non mettere un decoder esterno, altrimenti gli altri sistemi di riduzione del rumore sarebbero andati in pensione fin da subito.
Ultima parte del test: ho messo la cassetta sulla SONY TCK-950ES dell'impianto principale. LA 950 era un top di gamma, come top di gamma erano il finale TA-N77ES e il pre TA-E80ES che stanno tra lei e una coppia di Canton a torre a 3 vie. Il risultato è decisamente superiore a quello ottenibile sull'impianto secondario: amplificazione e diffusori fanno la loro parte, e la riproduzione è perfetta: nessun problema di compatibilità. I livelli indicati dai meter della 950 (molto meno precisi e definiti della Z6000, peraltro) sono assolutamente coerenti con quelli di registrazione, e questo è fondamentale per il corretto funzionamento del Dolby-C che in effetti non manifesta alcun effetto di pompaggio del segnale o di alterazione delle alte frequenze. Il suono è brillante e perciso come deve essere: i due deck sono perfettamente compatibili.
Conclusione
Conclusione... che c'è da dire ? La Z6000 è un deck a cassette che si posiziona in cima alla classifica delle macchine che ho provato, forse l'unico degno di reggere il confronto con la Studer A721 e sicuramente superiore a tutti gli altri giapponesi di fascia alta. Mi riferisco in particolare alle osannate Nakamichi CR7 e Dragon, che per quanto allo stesso livello sotto l'aspetto della qualità audio, per la terribile ingegnerizzazione dell'interno (sembra quasi che i progettisti Nakamichi avessero litigato a morte con i tecnici delle assistenze) e le meccaniche inutilmente complicate e critiche da mantenere in perfette condizioni di funzionamento sono lontane anni luce dalla TEAC.
Roba seria, insomma !