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AKAI GXC-730D

Correva, anche se a velocità modesta, la seconda settimana di un caldo settembre dell'anno di grazia 2012, e girando sulla Baia alla ricerca di non so nemmeno io cosa mi capitò sott'occhio un attempato deck a cassette AKAI GXC730D venduto come difettoso. Bello, però... proviamo a fare un'offerta.

Eccolo qua. Appena tirato fuori dalla scatola, ha dato subito un'eccellente impressione: pesantissimo, circa 12Kg, con il cabinet in legno e tutto il frontale in alluminio spazzolato compreso il coperchietto del vano cassette. Le condizioni estetiche sono semplicemente perfette, da vetrina.

Si tratta di un registratore a cassette apparso nel catalogo Akai del 1977, con due sole testine ma dotato di una caratteristica che ben pochi deck domestici hanno: è un full autoreverse, ovvero permette non solo la riproduzione di un nastro in entrambe le direzioni, ma anche la registrazione.

Una prova veloce mostra che la meccanica funziona benissimo, sia in play che in avvolgimento veloce. La macchina riproduce abbastanza bene una cassetta già incisa, ma non registra da un canale.

L'interno è pulito e privo di ossidazioni o ruggine, indice di un'ottima conservazione. L'elettronica è divisa in svariate sezioni su PCB separati e collegati tra loro dalla classica "parrucca" di fili tipica dei prodotti Akai (e non solo) di quegli anni, tuttavia i punti di taratura si raggiungono in modo abbastanza agevole. Quello che veramente impressiona è la meccanica: tutta in metallo, dotata di un grosso motore sincrono in AC che tramite una cinghia piatta aziona i due volani rotanti in opposizione per la marcia nelle due direzioni. L'azionamento della meccanica avviene attraverso robuste leve in metallo che partono dalla tastiera ed arrivano al meccanismo vero e proprio. L'unico servomeccanismo è quello che mette la macchina in play e gestisce il cambio di direzione di marcia, necessario per automatizzare l'inversione a fine nastro.

Non ci vuole molto per capire che il mancato funzionamento del canale che non registra è dovuto ad un difetto banale: i due commutatori a slitta che provvedono alla selezione della modalità rec/play hanno i contatti ossidati, e muovendoli leggermente il canale incriminato torna a funzionare. Una spruzzata di disossidante spray risolve il problema in modo rapido e indolore.

Proseguendo con i test, scopro che la testina è leggermente disallineata in reverse. Smonto quindi il pannello frontale mettendo a nudo la meccanica che conferma a pieno la sua robustezza. Tutto è in metallo spesso e pesante, compreso il meccanismo del vano cassetta dove la plastica è usata solo per il supporto del frontalino.

Il sistema usato per implementare la bidirezionalità del registratore è molto semplice: la testina è montata su un supporto mobile e viene spostata in avanti quando la macchina opera in modalità reverse per poter leggere le tracce relative. Il supporto è a sua volta montato con delle molle ed una serie di viti che ne permettono il posizionamento preciso in modo separato per entrambe le direzioni. E' quindi possibile regolare con precisione sia l'allineamento della traccia, sia l'azimuth. I due capstan girano uno in senso contrario all'altro, e in ogni senso di marcia solo uno dei due pinch roller viene effettivamente messo in posizione attiva: il destro in forward, il sinistro in reverse. La doppia testina di cancellazione, infine, completa il tutto permettendo di registrare nelle due direzioni.

I vu-meter sono ampi, bene illuminati ed abbastanza precisi. La tastiera è un po' dura da azionare, ma evidentemente non era possibile fare altrimenti. Comandi essenziali, tuttavia è presente un limitatore di picco disinseribile per evitare la saturazione del nastro, ed anche un indicatore di picco a LED comune ai due canali. Dolby B, ovviamente, e selettore nastro a tre posizioni: LH, CrO2, Fe-Cr. Peccato che le cassette ferrocromo non siano più prodotte da anni, perchè con quelle dovrebbe poter dare dei risultati interessanti.

Ed eccoci finalmente alla prova, collegata all'impianto "buono" al posto del Revox B710.

Akai, prima della definitiva standardizzazione delle curve di equalizzazione avvenuta grosso modo a metà degli anni 80, utilizzava una equalizzazione che esaltava di alcuni dB le alte frequenze in registrazione e simmetricamente le attenuava in play, probabilmente per avere un migliore rapporto s/n. Una cassetta registrata con un deck moderno messa sul 730 suonerebbe un po' cupa, ma per fortuna ho ancora svariati nastri registrati per l'appunto con un deck Akai all'inizio degli anni 80, quindi ho caricato uno di questi e via. Tutto bene in entrambi i sensi di marcia, la riproduzione è equilibrata e congruente con l'epoca in cui questo apparecchio è nato. Il reverse funziona correttamente, e non perde l'allineamento nel passaggio da una direzione all'altra.

In registrazione, utilizzando una cassetta Maxell nuova, il suono risulta un po' troppo aperto sugli alti probabilmente perchè il nastro richiede un bias leggermente superiore a quello fornito dalla macchina; non bisogna dimenticare che l'apparecchio è stato tarato sui nastri prodotti circa 35 anni addietro che sicuramente avevano caratteristiche magnetiche non all'altezza dei nastri successivi. Un'altra mezz'ora di lavoro per regolare il bias (non dimentichiamo che si tratta di un "due teste" e quindi la procedura di regolazione è piuttosto noiosa: rec, rew, play e misura, e ricominciare da capo per tentativi...) e il problema è risolto, adesso sale di +0.5dB a 10KHz ed è più che accettabile. Sopporta livelli di registrazione relativamente elevati senza distorsione apprezzabile, con le lancette dei vu-meter che balzano spesso dentro la zona rossa e l'indicatore di picco che lampeggia. Corretto il Dolby, che non altera in modo apprezzabile la timbrica complessiva. Buono il rapporto s/n, il soffio è avvertibile solo a volume elevato e tutto sommato non è fastidioso.

Conclusione: un deck a cassette che non dimostra la propria età. Le prestazioni sono più che accettabili, se poi vengono "pesate" con il livello medio dei deck a due testine dell'epoca sicuramente possono essere considerate molto buone, tendenti al medio-alto. La presenza dell'autoreverse lo rende diverso dalla maggior parte dei suoi coetanei, ed anche divertente da usare.

Costruito come una corazzata, evidentemente con l'intenzione di farne un registratore destinato a durare nel tempo, dopo ben 35 anni non presenta il minimo cedimento, nè di meccanica nè di elettronica. Ne facessero anche ora, di apparecchi così...

 

 

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