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La radio a galena

Radio a galena commerciale Telefunken, 1925 e dintorni.

La radio a galena è forse la prima forma di ricevitore radio che ha avuto una ampia diffusione tra il pubblico, per la sua semplicità e il basso costo. Quando le trasmissioni radio iniziarono ad avere una certa popolarità (stiamo parlando delle prime due decadi del ventesimo secolo) il costo di un ricevitore a valvole, amplificato e con buona sensibilità, era eccezionalmente elevato e al di fuori della portata della maggior parte delle tasche; inoltre richiedeva una certa competenza da parte dell'ascoltatore per regolare la sintonia, l'accordo dell'antenna, la gestione delle numerose batterie necessarie, e via dicendo.

La maggior parte delle trasmissioni avveniva nella banda di frequenza che si estende grosso modo tra i 500 e i 1500 KHz ed in modulazione di ampiezza; in ogni città di una certa importanza c'era almeno una stazione trasmittente che irradiava nella zona circostante i programmi EIAR: la cosiddetta "stazione locale", necessaria in quanto la tecnologia dell'epoca non permetteva di costruire trasmettitori con potenze elevate e la sensibilità dei ricevitori, per lo più dotati di poche valvole in amplificazione diretta o in reazione, non permetteva comunque di ricevere da grandi distanze con buona qualità.

Molte zone abitate avevano quindi nelle immediate vicinanze un trasmettitore in onde medie che irradiava con una buona potenza le trasmissioni, e dotandosi di una buona antenna esterna era possibile ricevere tali trasmissioni anche senza alcun tipo di amplificazione del segnale, utilizzando una cuffia telefonica per l'ascolto: il magico oggetto che consentiva in modo tanto semplice di captare voci e musiche era il più semplice radioricevitore che sia possibile costruire, privo di alimentazione esterna, costituito da un circuito di sintonia elementare e poche altre parti, chiamato "radio a galena" dal nome del minerale utilizzato per la rivelazione del segnale radio.

Cristalli di solfuro di piombo, detto anche "galena"

Detector a cristallo, la levetta serviva per posizionare il contatto a molla su una faccia del cristallo
in grado di eseguire la rivelazione del segnale radio.

Già, ma come funziona una radio a galena ? Ecco lo schema costruttivo di un ricevitore di questo genere, ricavato da un libro di radiotecnica divulgativa degli anni 50 (D.E.Ravalico, Primo avviamento alla conoscenza della radio, ed.Hoepli 1943):


La bobina e il condensatore variabile costituiscono il circuito accordato che viene sintonizzato sulla frequenza della stazione più potente che si riesce a ricevere; il rivelatore a cristallo di galena, equivalente ad un diodo, elimina una semionda della corrente a radiofrequenza ricevuta demodulando quindi il segnale audio che infine viene inviato alla cuffia ad alta impedenza per l'ascolto. Non essendoci batterie o circuiti di amplificazione, tutta l'energia che la cuffia riceve proviene esclusivamente dalle onde radio captate dall'antenna, che quindi deve essere molto lunga ed efficiente ed essere completata da un buon collegamento a terra. Se non ci sono stazioni radio abbastanza potenti nelle vicinanze, l'apparecchio rimane desolatamente muto.

Molti costruttori misero in commercio ricevitori a galena più o meno complessi, e molti autocostruttori realizzarono da soli il proprio apparecchio. Grazie al proliferare di tali oggetti, ancora oggi è possibile reperire nel giro dei collezionisiti qualche "galena" d'epoca, come quelle che vedete nelle foto sotto:

La prima è con tutta probabilità un apparecchio autocostruito; notare la cura con cui era stato realizzato il mobiletto di legno, ben rifinito e lucidato persino negli angoli. La seconda è un prodotto commerciale, racchiuso in un piccolo contenitore di materiale plastico. Entrambe hanno montato il rivelatore e una bobina detta "a fondo di paniere" per la sua particolare forma, montata su una coppia di spinotti che permettevano di sostituirla facilmente nel caso fosse stato necessario per ricevere altre stazioni. Altri apparecchi invece montavano bobine fisse ma con svariate prese, e tramite un ponticello di filo si selezionava il numero di spire più adatto per ottenere la migliore ricezione. Per avere un'idea delle dimensioni reali, potete fare il confronto con la cuffia accanto: si tratta di misure dell'ordine della decina di centimetri.

Libri e riviste in passato proposero svariate modifiche al circuito base della radio a galena per aumentarne l'efficienza e la selettività, un esempio è lo schema a fianco (D.E.Ravalico, Primo avviamento alla conoscenza della radio, ed.Hoepli 1943) dotato di ben tre bobine a prese multiple e tre condensatori variabili: uno per la sintonia della stazione principale, uno per ottimizzare l'accoppiamento con l'antenna ed un terzo per eliminare eventuali stazioni interferenti.

Successivamente, con la comparsa dei primi diodi al germanio, il detector a cristallo venne sostituito da uno (talvolta due) di questi componenti che garantivano una migliore ricezione e liberavano l'ascoltatore dalla complicazione di dovere ogni volta trovare il "punto buono" di contatto col cristallo muovendo la levetta del detector.

Col passare del tempo e l'evoluzione della tecnologia, i ricevitori a cristallo non ebbero più ragione di esistere e passarono dalle case degli ascoltatori... alla storia ed alla didattica.

Oggi non ha più senso neppure provare a costruire un ricevitore di questo genere. La quasi totalità delle stazioni trasmittenti italiane in AM è stata disattivata da alcuni anni, e le poche rimaste saranno ben presto chiuse anch'esse. Inoltre l'aumento di apparecchiature elettroniche che - per quanto "a norma" - irradiano disturbi a radiofrequenza di tutti i generi ne renderebbe impossibile l'uso, portando alle orecchie solo un insieme di rumori e ronzii.

L'unca funzione che questo circuito può ancora avere è quella didattica, per dimostrare i fondamenti della ricezione delle onde EM, magari utilizzando una "stazione locale" costruita a questo scopo: un semplice trasmettitore modulato della potenza di 1 o 2 W potrebbe essere più che sufficiente per coprire una piccola area come una scuola o un appartamento, e permettere ad una radio di questo tipo di far udire ancora la sua voce.

Foto di gruppo dei tre apparecchi a galena con cuffie ed accessori
Sullo sfondo, un microfono da radioamatori Geloso degli anni 50.

 

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